La Casa di Bernarda Alba - Venerdì 21 febbraio- Alessandria

Venerdì 21 febbraio h 21
Teatro Ambra
Alessandria
Nuovo palcoscenico presenta:
La Casa di Bernarda Alba
Di Federico Garcia Lorca
Regia Giuseppe Costantino

Personaggi e Interpreti
Bernarda: Chiara Angelini
Maria Josefa, madre di Bernarda:Cinzia Pavese
Angustias, figlia di Bernarda: Stefania Degiovanni
Magdalena, figlia di Bernarda: Ambra Ferrarotti
Amelia, figlia di Bernarda:Ivana Cantaro
Martirio, figlia di Bernarda: Laura Carrega
Adela, figlia di Bernarda: Dania Milanese
La Poncia, serva: Paola Budel
Serva: Cinzia Pavese

Commento ed esecuzione musicale: Riccardo Barena

Regia di Giuseppe Costantino




E´ un´opera teatrale in tre atti scritta nel 1936 da Federico García Lorca, alcuni mesi prima della sua morte e fu rappresentata per la prima volta a Buenos Aires nel 1945.
Assieme alle altre tragedie Yerma e Nozze di sangue, La casa di Bernarda Alba fa parte di una trilogia incentrata sul ruolo della donna e sulla sua sottomissione nella Spagna rurale degli anni trenta. Le vicende si snodano intorno al personaggio di Pepe il Romano che, però, non appare mai in scena.
La storia, ambientata in Andalusia, narra della dispotica Bernarda Alba, la quale, in seguito alla morte del marito, impone un lutto rigoroso alla madre Maria Josefa e alle sue cinque figlie (Angustia, Magdalena, Amelia, Martirio, Adela) impedendo loro di uscire di casa e di intrattenere rapporti con il sesso opposto; solo alla figlia maggiore, Angustia, che ha ereditato una parte consistente del patrimonio paterno, è concesso sposarsi con un giovane del paese, "Pepe il romano", il quale è unicamente interessato alla dote della sposa. L´ultimogenita Adela si innamora del promesso sposo della sorella, con cui ha una storia d´amore, portata alla luce da una delle sorelle maggiori. Bernarda finge di aver ucciso il giovane, scatenando una tragica vicenda: il suicidio per impiccagione di Adela, che non intende piegarsi alla volontà della madre e che non intende rinunciare a Pepe. Per difendere l´onorabilità della propria famiglia, Bernarda Alba conclude il dramma proclamando che sua figlia è morta vergine e ordinando il silenzio sull´intera vicenda.
Al centro dell´opera, tutta al femminile, una "madre padrona" che tiranneggia sulla vita delle sue cinque figlie, isolate dal mondo civile e soprattutto da quello maschile, soggette a regole morali primordiali tra cui vigono l´obbligo della castità e della dignità. Un´imposizione che segna indelebilmente i rapporti tra le sorelle pronte a distruggersi a vicenda piuttosto che vedere una sola di loro poter realizzare i propri desideri. Rancore e invidia sono i sentimenti prevalenti di fronte alla presenza di una madre disamorata che "passa sul cadavere" delle proprie figlie pur di mostrare all´esterno la purezza della sua prole.
Mai, nella letteratura spagnola, le donne sono state al centro come in questo dramma lorchiano. E, paradossalmente, mai l´uomo assente ha dominato tanto le loro vite. Il vuoto lasciato dall´uomo nella casa di Bernarda e che lei, eroicamente, tenta di occupare, si rivelerà un baratro dove precipiterà tutto il gineceo. In assenza dell´uomo Bernarda adotta il ruolo ordinatore che la tradizione assegnava a lui ma l´adeguamento a questo ruolo è inficiato dalla sua artificiosità e avrà una ricaduta dolorosa e violenta per tutte.
A fare da collante del capolavoro di Lorca quel senso di inquietudine chiamato dagli spagnoli "duende": è aver voglia di piangere, provare la paura, il brivido, la terribile vertigine che spinge verso un abisso di estasi e di spavento in cui i dubbi esistenziali, le pene, i tormenti, si dissolvono con una semplicità inspiegabile. Il vero duende è alla ricerca di questo istante, cammina sulla lama di un coltello, tra equilibrio e follia, tra ribellione e rassegnazione. Il vero duende è pieno di grida e di silenzi, due estremi apparentemente inconciliabili ma che qui procedono insieme. Il vero duende non provoca godimento, ma dolore.
Non è una sequenza di armonie o di cadenze melodiose per incantare l´orecchio. Il vero duende è fatto di voci lacerate che fanno male, anzi che feriscono, è in sintesi, la più primitiva delle catarsi.

Ingresso intero 10 euro , ridotto 8.

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