Nuda proprietà - 18/03 - Valenza - recensione

“Nuda proprietà” ha aperto martedì 18 marzo la stagione del Teatro Sociale di Valenza, gestito per i prossimi tre anni dalla cooperativa  CMC, guidata dal direttore artistico Roberto Tarasco. Proprio quest’ultimo ha presentato il primo spettacolo, in un teatro pieno che ben lascia presagire circa il prosieguo della stagione, citando la bellezza in quanto petrolio italiano. Il teatro di Valenza apre e questa apertura equivale all’estrazione di petrolio, cioè della nostra ricchezza.

L’età anagrafica, le ansie legate alla condizione economica e alla condizione mortale che appare sempre più evidente, ma anche “la gioventù dell’anima che sostiene le forme tardive di innamoramento”.

Iris (Lella Costa) è una donna di età avanzata lucida, ironica e dalla vitalità straordinaria. Affitta una stanza della sua casa a Carlo, uno psicoanalista (Paolo Calabresi),  e, al contempo, vende la nuda proprietà della casa ad un acquirente (Marco Palvetti), garantendosene l’usufrutto per il resto della vita e fingendo una salute minata al fine di concludere l’affare. Il rapporto tra lei e lo psicoanalista è improntato all’ironia e al dialogo disincantato di due persone che non vogliono né illudersi né dissimulare e che , nella reciproca compagnia, trovano un piacere irrinunciabile.

Lella Costa è eclettica nel recitare la parte della vecchina malata, nel confessare le sue ansie di mortalità a Carlo e nel condire tutti i moti del suo animo con la lucida capacità di prendersi in giro. La sua recitazione torrenziale e coinvolgente  ricorda i suoi tanti affascinanti monologhi . Paolo Calabresi colora il suo personaggio di una causticità che strappa più volte la risata. Il suo eloquio è tanto misurato e mirato, quanto è loquace Iris, controparte che si delinea sempre più come compagna ideale.
Un rapporto che nasce dall’incredulità di poter scoprire ancora qualcosa di nuovo e che rifugge dagli abusati cliché di amor senile o di tenerezza leziosa. I protagonisti sono  brillanti, coscienti e logici. La loro intesa è basata sul fascino dell’intelletto e sul riconoscimento del sentimento profondo. Il senso di mortalità sarà accresciuto dalla rivelazione della malattia di Carlo e dalla necessità di non pretendere un domani o delle certezze: la consapevolezza dell’oggi è la vera ricchezza da sfruttare.

Il testo tratta temi profondi della vita in qualunque età in modo leggero e divertente, passa da momenti ilari, nei dialoghi dei due protagonisti e in quelli dove appaiono l’equivoco acquirente della casa e la nipote futile e spassosa di Iris (Claudia Gusmano), ad altri di riflessione sulla malattia e sul caso che domina l’esistenza.

Brillante la regia di Emanuela Giordano che traduce in modo lieve e godibile il libro di Lidia Ravera e bravi gli attori. Semplice la scenografia grigia che rappresenta un appartamento spoglio e privo di ogni abbellimento, in contrasto con l’energia vitale della bravissima Lella Costa.


Una bella commedia che rifugge dagli stereotipi. 

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