CinemaMacalle : Venerdì 12, Sabato 13, Domenica 14, Lunedì 15, Martedì 16 Settembre 2014 ANA ARABIA un film di Amos Gitai al Cinema Teatro Macallè - Alessandria, Castelceriolo Via Marsala 1/A

Venerdì 12, Sabato 13, Domenica 14, Lunedì 15, Martedì 16 Settembre 2014
ANA ARABIA un film di Amos Gitai con Yuval Scharf, Yussuf Abu Warda al Cinema Teatro Macallè - Alessandria, Castelceriolo Via Marsala 1/A 
Programmazione
Venerdì 12 Settembre 2014 - ore 21,30
Sabato 13 Settembre 2014  - ore 21,30
Domenica 14 Settembre 2014  - ore 17,00 e ore 21,30
Lunedì 15 Settembre 2014  - ore 21,30
Martedì 16 Settembre 2014  - ore 21,30
Cinema Teatro Macallè - Alessandria, Castelceriolo Via Marsala 1/A 
Ingresso € 5 Interi - € 4 Ridotti - Informazioni 0131 585001 / 334 9488905 / 389 422 6172 
Trama
Una giovane giornalista, Yael, si reca in un quartiere, tra Jaffa e Bat Yam, in cui israeliani e palestinesi convivono. Ha sentito parlare di una donna ebrea che, sopravvissuta ad Auschwitz, aveva sposato un arabo ed era andata a vivere lì. Yael, nella sua visita ascolta ciò che Il marito Youssef ha da raccontarle e raccoglie anche le testimonianze di parenti e conoscenti.
Amos Gitai venne a conoscenza grazie alla stampa della storia di una donna nata ad Auschwitz e poi sposatasi, nonostante molteplici ostilità, con un arabo da cui ebbe cinque figli e 25 nipoti. Si tratta di una vicenda che si inserisce perfettamente nella filmografia del regista israeliano da sempre attento ad indagare i perché di una rivalità (che spesso si trasforma in odio) tra due popoli che hanno saputo convivere nel passato e potrebbero tornare a farlo. Bisognava però decidere con quale taglio raccontarla e Gitai ha deciso di portare all'estremo quello che per lui si è spesso configurato come un codice linguistico particolarmente interessante. 
Gli spettatori più attenti al suo cinema ricorderanno sicuramente l'episodio del film collettivo 11 settembre 2001 in cui descriveva la concitazione presente sul teatro di un attentato e l'assoluta incapacità della giornalista inviata sul posto a comprendere cosa accadeva grazie a un piano sequenza di 11 minuti. Altri faranno invece riferimento alla lunghissima e tesissima sequenza in apertura di Free Zone tutta incentrata sulle reazioni emotive del volto di Natalie Portman. Questa volta il piano sequenza ha la durata dell'intero film che si svolge quindi in tempo reale. Sul piano simbolico la scelta estetico-narrativa è di grande valore perché avvolge ed unisce due mondi, due culture e due memorie che si vorrebbero opposte realizzando un film 'senza stacchi', senza separazioni, neppure di montaggio. Non ci sono, in questo microcosmo, quei muri che altrove istituzionalizzano la separazione. Si tratta però di una formula punitiva per il pubblico non israelo-palestinese sotto un duplice aspetto. Sul piano storico perché nei dialoghi e nelle memorie dei personaggi emergono innumerevoli elementi che fanno parte della storia socio-culturale di quei popoli ma che non tutti nel mondo hanno presenti.  C'è poi la fatica del seguire (e talvolta subire) gli inevitabili tempi morti che fanno parte della quotidianità di ognuno ma che sullo schermo e in una sala bui sembrano espandersi all'ennesima potenza. Gitai è sempre stato un regista 'in ricerca', sia sul piano storico che su quello formale. Una ricerca che, in questo caso, rischia di rivolgersi a un pubblico molto ristretto.
Clip del Film:

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